Il rapporto sul benessere equo e sostenibile (BES) dell’ISTAT ha evidenziato qualcosa che temevamo e che un po’ ci aspettavamo: il netto aumento della mortalità dovuta al COVID-19 ha ridotto l’aspettativa di vita alla nascita che, se nel 2019 era di 83,2 anni (versus 81,7 del 2010), nel 2020 si è ridotta di quasi 1 anno, attestandosi a 82,3 anni. Ma alla negatività di questo dato, va aggiunto il peggioramento del nostro stile alimentare e tutto quello che ne può derivare, nei prossimi anni, in termini di aumento della prevalenza dei principali fattori di rischio cardio-metabolici (diabete, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, ipertensione arteriosa, sindrome metabolica, sovrappeso/obesità) e, con essi, un aumento dell’incidenza di malattie cronico-degenerative. In effetti, alcune indagini condotte sulla popolazione italiana, ad esempio, dal CREA, dall’Università di Milano o dall’Università di Padova durante la prima fase della pandemia e il primo lockdown, hanno evidenziato sì un aumento del consumo di frutta e verdura negli intervistati, ma soprattutto un aumento delle quantità di cibo consumato soprattutto a carico degli alimenti considerati “di conforto”, come snack salati, cioccolata, gelati e dolci. Inevitabilmente, ciò ha comportato un costante aumento del peso nelle popolazioni intervistate che oscillava dal 19,5% riportato dallo studio padovano, al 48,6 per cento in quello milanese.
Evidentemente, la lieve riduzione del tasso di sedentarietà, passato dal 35,5 per cento del 2019 al 33,8 del 2020 secondo il rapporto ISTAT sui BES, non è riuscita a contrastare il maggior introito di cibo e calorie. Inoltre, non va sottovalutato l’aumento dell’indice di povertà assoluta, a sua volta un importante fattore di rischio di malattia, il cui tasso, che nel 2019 era già del 7,7%, nel 2020 è passato al 9,4%.

Comunque, tutti noi possiamo far qualcosa per migliorare il nostro stile di vita e riprendere a guadagnare anni. A tal riguardo, appare importante e fondamentale il ruolo preventivo e terapeutico dell’alimentazione.

Lo storico modello alimentare Mediterraneo caratterizzato dal consumo moderato di alimenti prevalentemente di origine vegetale, ma anche di origine animale, come il pesce o il moderato consumo di latte, latticini, uova, parti magre dei cibi carnei, continua a rappresentare un punto di riferimento dal punto di vista nutrizionale. Accennavamo alla moderazione nelle quantità (e, quindi, nelle calorie): un tale approccio non solo riduce il grasso addominale (fonte di molecole pro-infiammatorie) ma, nel contempo, è in grado di stimolare anche un processo di riprogrammazione e rigenerazione cellulare che comporta un’ulteriore riduzione dell’infiammazione (oltre a un ben noto miglioramento dei principali fattori di rischio cardio-metabolici). Se poi consideriamo che la Dieta Mediterranea, apportando vitamine e polifenoli ad azione antiossidante, appare in grado di contrastare i danni dei radicali liberi causa di un invecchiamento patologico e dello sviluppo delle malattie cardiovascolari e tumorali e, presentando un buon contenuto in acidi grassi monoinsaturi (grazie all’olio extra-vergine di oliva) e in grassi omega-3 (grazie al pesce e alla frutta secca), fondamentali nel mantenimento della struttura delle membrane delle cellule nervose, ben si comprende come essa sia in grado non solo di far guadagnare anni, ma anche di garantire una longevità di qualità.

A cura di Roberto Volpe, Unità Prevenzione e Protezione Cnr

Bibliografia

  • Scarmozzino F, Visioli F: Covid-19 and the Subsequent Lockdown Modified Dietary Habits of Almost Half the Population in an Italian Sample. Foods 2021;10:169
  • Di Rienzo L, Gualtieri P, Pivari F, et al: Eating habits and lifestyle changes during COVID-19 lockdown: an Italian survey. Journal of Translational Medicine 2020;18:229
  • Volpe R, Predieri S, Cianciabella G, et al: EWHETA (Eat Well for a Healthy Third Age) Project: novel foods to improve the nutrition in the elderly people. Agin Clin Exp Res doi 10.1007/s40520-020-01671-4.